Quando una creatura viene ferita profondamente dai suoi simili, che le provocano sofferenze inaudite, per il solo scopo di soddisfare le proprie esigenze più egoistiche; quando la dignità e la speranza vengono calpestate e ci si sente preda della disperazione, soli al mondo, senza prospettive e senza più alcun affetto sulla terra; quando su un solo individuo si sommano tutte queste condizioni annichilenti ed egli vorrebbe essere più morto che vivo, bene, allora Dumas, tramite Montecristo, ci consiglia di "attendere e sperare".
Perché finché non si è morti, il futuro rimane ignoto e ciò che la vita fino a quel momento non ha potuto, allora, potrebbe la Provvidenza.
Ma il dolore causato dagli uomini agli altri uomini può creare dei mostri, primo tra tutti quello spettro fine a se stesso che si chiama Vendetta.
Quando la Provvidenza farà scappare Edmond dalle segrete del Castello d'If e lo renderà ricco, il futuro Conte dell'isola di Montecristo darà tutto se stesso per diventare una sorta di superuomo a cui "molte cose sono possibili". Allenerà il corpo e la mente in tutte le arti, prenderà informazioni e pianificherà la sua irrinunciabile vendetta.
Edmond si crederà un eletto dal Signore, un suo prolungamento: la mano che perseguita e punisce i colpevoli, da un lato... ma che aiuta i cari e gli amici con prodigalità, dall'altro.
Nonostante questo, però, va detto che Dantés, non perde mai la sua umanità. Anzi, i mali passati, se possibile, lo rendono più sensibile di quanto lui stesso creda: pronto a commuoversi davanti alla riconoscenza e all'affetto delle persone che ama, poiché così ferito dalla vita da non aspettarsi quasi più possibili i più puri e spontanei moti dell'animo umano...
Lo vedremo pronto a rinunciare persino alla propria vita, e soprattutto alla propria vendetta pur di non far soffrire coloro che ama.
Perché Edmond conosce la sofferenza e cerca di non dispensarne più di quanta ne ritenga appropriata...
Eppure la vendetta, anche se si cerca di amministrare, può sfuggire di mano... e si può scoprire che, ebbene si, anche l'essere umano più potente non conosce tutte le conseguenze che determinate azioni porteranno. Persino il terribile Conte di Montecristo avrà dei dubbi (che in parte vincerà).
Ma quando si potrà ritenere libero dal retaggio di quei 14 anni di ingiusta prigionia? Perseguire una vendetta non è un rinchiudersi in un circolo vizioso? Non è una sorta di prigionia psicologica?
Da un certo punto di vista avere un fine da perseguire, quando non si ha null'altro, può aiutare a sopravvivere.
D'altra parte, anche se in un primo momento al suo cuore non sembrava possibile, questo sentimento sarebbe potuto essere l'amore. Ma, per essere un po' banali, si sa che l'amore viene quando non si cerca...
Per cui doveva andare così... e forse davvero la Provvidenza doveva servirsi di lui per un po'...
Fatto sta, che Edmond Dantés, la creatura buona che è stata ingiustamente ferita e lacerata, è davvero libero solo quando capisce che c'è un futuro separato dal passato anche per lui...
Che non è impossibile per lui riprovare quel sentimento di fiducia in un'altra persona e abbandonarsi ad esso. Per un avvenire felice.
Tutto questo e anche di più è Il Conte di Montecristo.
Un romanzo scritto in modo magistrale da Dumas. Avvincente, con caratterizzazioni ben fatte, pieno di colpi di scena e commovente.
Una mole di pagine che si leggono con enorme piacere.
Non so quanto io creda alla morale del romanzo, poiché per tanti che attendono e sperano, ottenendo qualcosa, tanti altri soccombono e basta... Però fa piacere credere che sia così un po' per tutti.
Una lettura più che piacevole.
5/5