La Campana di Vetro, Sylvia Plath
La Campana di Vetro che ci opprime, costituita da tutte le convenzioni sociali che tentano sin dalla nascita di indirizzare la vita e la personalità degli individui in schemi predefiniti.
Devi essere quello, ci si aspetta che tu faccia così, sia così etc etc...
E' un po' il problema delle complesse società moderne: la moltiplicazione di ruoli ed aspettative. Qualcuno può sentirsi come schiacciato da tutto questo ed entrare in depressione o assumere atteggiamenti devianti (devianti da che? "Devianza" è, ad esempio, un termine che non mi piace...Da quale normalità si devìa? Personalmente sono portato a credere che sia "retta" e "normale" qualunque cosa un essere umano senta di dover intraprendere e fare, nel rispetto della vita e del benessere degli altri).
In questo romanzo fortemente autobiografico, Sylvia Plath, poetessa americana, morta suicida alla giovane età di 31 anni, racconta la difficile ricerca di felicità (e di identità) di Esther, il suo alter ego.
Da studente brillante ad ospite di una clinica psichiatrica, alla ricerca di un modo per tornare a respirare un'aria pura, al di fuori della terribile campana di vetro che la opprime.
Sylvia Plath morì un mese dopo la pubblicazione di questo romanzo (il suo unico).
Probabilmente rappresenta anche un inascoltato grido d'aiuto.
(L'arte nasce dal dolore... il resto sono solo imitazioni)
Bel libro.
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